SATANA (cap. 26)
Quel che vidi, la scena che mi si presentò davanti, mi scombussolò lo
stomaco. Sembrava di essere nel cuore delle grotte di Frasassi. Tutt’intorno a
me degli esseri minuscoli, parodie di nani che ricordavano vagamente gli Umpa
Lumpa di Willy Wonka, si stavano cibando di cadaveri umani. Gozzovigliavano
silenziosi, con il solo rumore di sottofondo delle loro mandibole che
masticavano pezzi di polpaccio, fette di seni, tranci di glutei, bulbi oculari,
intestini, cervelli.
All’improvviso una sirena suonò e i simil-gnomi scattarono velocemente a
sedere dietro a scrivanie distribuite simmetricamente in una zona della grotta
che sembrava l’open space di un ufficio. Su ogni scrivania c’era un pc
portatile e tutti si misero a digitare sulle tastiere con impegno e
concentrazione.
“Virginiaaa!” gridai a gran voce.
Nessuno gnomo parve sentirmi e anche Virginia
ci mise un po’ ad apparirmi nella mente.
“È puro orrore questo posto Vi’, cos’è?”
“È il cuore dell’inferno, dove tutto è organizzato per tenere incatenate
– metaforicamente parlando – le persone che entrano in un social. Questi esseri
ripugnanti si chiamano nerdiacheri e
sono lavoratori dipendenti di Satana, impiegati che sfrutta per i suoi fini
diabolici.”
“Cosa fanno esattamente?”
“Studiano e attuano i metodi migliori per tenere le persone sempre
collegate, cercando di rendere Facebook e Company droghe talmente potenti da
non poterne fare a meno. Hanno il compito di entrare nella mente umana per
influenzare il modo di pensare degli individui, incanalare le masse in
direzioni precise, inculcare opinioni, perfino di indurre all’acquisto di
prodotti a marca Devil & Friends.
Sono specialisti di marketing. Pubblicitari geniali.”
“Sono gli stessi che elaborano strategie per
spingerti a pagare su Facebook con slogan tipo: Metti in evidenza questa notizia per 5 euro e raggiungerai 5700
persone. Con 10 euro potranno conoscerti 12.300 persone. Versa 20 euro e la tua
fama social esploderà… È così?”
“Sì. Ammaliano, lusingano, illudono, ipnotizzano. Sono esperti in
psicologia e magia nera, un binomio che li rende fenomenali e incontrastati
padroni di ogni business.”
“Immagino che sia Satana il loro maestro.”
“Immagini bene. Satana è il Grande Burattinaio.”
“Chi si nasconde dietro Satana? Mark Zuckerberg?”
“No, non c’è nessuno dietro Satana. E Zuckerberg è solo un altro
burattino inconsapevole nelle mani del demonio. Satana è l’altra faccia
dell’anima di cui ti parlava il tuo amico Tony.”
A quel punto una risata potente e sardonica riecheggiò nella grotta.
Sembrava la risata di Fantaman, il cartone animato.
“Eccolo, è lui” disse Virginia. “Perdonami Simone, ma devo andarmene. Se
dovesse accorgersi di me potrebbe farmi molto male anche se sono solo uno
spirito. E potrebbe farne anche a te.
Non farti sopraffare, tienigli testa, resisti alle sue tentazioni e alla
sua malia. So che puoi farcela.”
Virginia sparì dalla mia mente e io mi ritrovai al cospetto di Satana.
Non era come me lo sarei immaginato, influenzato come sono dall’iconografia
classica. Era un grassone pelato, con denti gialli che mi fecero pensare che
doveva avere un fiato pestilenziale. Aveva il naso aquilino e lo sguardo folle
di un cocainomane, con due antenne di un modem che sbucavano dalle orecchie. Indossava
uno smoking bluastro e ai piedi indossava un paio di babbucce rosa a forma di
maiale.
“Che ci fa un umano da queste parti?” chiese ghignando come se sapesse
già la risposta.
Tacqui intimorito.
“Vuoi forse lavorare per me? Cerchi lavoro? Ho bisogno di gente furba
che sappia come fottere il prossimo.”
“Io non sono furbo” riuscii a biascicare. “E non voglio fottere il
prossimo.”
“Ah ah ah, chi sei, Dio forse? Il prossimo è nato per essere fottuto. Ti
posso pagare molto bene: in cambio delle tue prestazioni ti darei
l’immortalità.”
“Spiacente, non ci casco.”
“Come vuoi. Molta gente venderebbe l’anima pur di lavorare per me, ma se
una volta uscito da qui vorrai rimanere uno schiavo finché campi non posso
impedirtelo. Chi entra nel Social Inferno, dopo non può più farne a meno. È la
droga perfetta, la più potente mai creata per dare dipendenza. Stiamo lavorando
soprattutto sui giovani, è più facile con loro che non hanno ancora sviluppato
gli anticorpi adatti come può aver fatto un ultratrentenne; inoltre con il
bombardamento continuo di notizie e input che riusciamo a fare oggi con
internet, non riescono a filtrare il bene dal male, il giusto dallo sbagliato,
il vero dal falso; sono praticamente in mio potere, pecorelle che indirizzo al
pascolo che più mi aggrada. Vedrai che varrà il giorno in cui anche tu sarai
sempre collegato ad un social e non saprai più vivere nella realtà… realtà… ah
ah ah, questa parola presto scomparirà dal vocabolario degli uomini.”
“Non tutti quelli che entrano diventano socialdipendenti.”
“Illuso.”
Presi coraggio e mi avvicinai a Satana, che a occhio e croce era alto
più di tre metri. L’odore di alito rancido che avevo immaginato vedendogli i
denti divenne reale a pochi metri da lui. Leggermente nauseato indietreggiai di
qualche passo.
“Io non sono come gli altri” replicai. “È una vita che cerco di non
essere come gli altri, che ho il terrore di essere come gli altri, perché
innanzi tutto non mi sento come gli
altri.”
Satana sembrava spassarsela di brutto nell’ascoltare le mie parole.
“Non mi faccio infinocchiare da
nessuno, io!” continuai. “Nella mia vita ci sono sempre state priorità diverse
rispetto a quelle della massa omologata. Non mi interessano le belle macchine,
i vestiti alla moda, i telefonini ultimo modello, i posti chic, le vacanze
turistiche; ho letto centinaia di libri per capire qualcosa in più, ho osservato, ascoltato, studiato, riflettuto.
Poter mangiare, bere e dormire serenamente è già la base della felicità per la
mia filosofia. Sorridere e donare sorrisi e affetto mi appaga più di essere
ricco economicamente. Cerco di rimanere il più lontano possibile dalle persone “infette”…
Non sarò un uomo speciale ma ho combattuto e combatterò sempre per essere il
più puro e libero possibile, per diffondere agli altri spiriti recettivi
purezza e libertà.”
Satana non si trattenne e scoppiò in un’altra lugubre risata.
“Sei uno spasso” disse. “Non ho mai visto un uomo più buffo e patetico.
Non vorrei morire dalle risate, per cui è giunta l’ora che te ne torni nel
mondo reale, finché esiste ancora, a goderti i tuoi scampoli di purezza e
libertà.”
Mi si avvicinò minaccioso, con cipiglio feroce e sarcastico allo stesso
tempo. Indietreggiai fino a che finii con la schiena contro una stalagmite.
Quando fu a pochi centimetri si abbassò e mi alitò in faccia.
Mi scollegai e uscii finalmente dal social inferno.